Lecco, 13 febbraio. Fugare gli stereotipi e l’immaginario popolare che da secoli inquadra l’immagine dei templari come simbolo per eccellenza dello scontro fra civiltà e religioni al tempo delle crociate e riabilitare la loro reputazione alla luce di quelli che sono stati gli studi e le ricerche a riguardo: questo l’obiettivo della serata organizzata dal Rotary Club Lecco Manzoni presso l’Hotel Il Griso di Malgrate e condotta da Franco Sgarella, presidente dell’Ordine di DeMolay , un’organizzazione di carattere iniziatico internazionale per ragazzi tra gli 12 e i 21 anni ispirato ai principi della cavalleria templare, che ha come obiettivo quello di insegnare ai giovani alcuni principi morali.
Quello dei cavalieri templari fu uno dei primi e più noti ordini religiosi cavallereschi cristiani medievali, fondato nel 1118 con lo scopo di proteggere le vie di comunicazione con la Terrasanta e custodirne i luoghi sacri. Chiamati “i diavoli bianchi” dai musulmani, per la rigida disciplina che li regolava e per la determinazione in battaglia fino all’estremo sacrificio, i Templari erano Monaci-Cavalieri che rispondevano delle loro azioni direttamente davanti al Papa.
“L’ Ordine dei templari rappresentava un’articolata realtà europea ed oltremare fatta di circa 9000 sedi, con un esercito forte e ben equipaggiato, con importanti interessi commerciali e finanziari, con una flotta tra le più potenti dell’epoca, con ospedali e servizi sanitari – ha spiegato Sgarella – Una realtà, insomma, in grado in tutto e per tutto di scontrarsi militarmente e/o di trattare politicamente con sovrani europei e/o di altri paesi stranieri”.
Attraverso l’analisi di documenti tratte da fondi definite ‘certe’, durante la serata si è andata a poco a poco a delineare una visione dei templari quale “ponte verso altre realtà” e precursori di una via del dialogo e della convivenza – più o meno pacifica a seconda dei momenti – con le varie popolazioni con cui vennero in contatto. “La conquista dei luoghi santi significò per i templari interagire inizialmente con le armi ma successivamente anche politicamente e culturalmente con mussulmani, ebrei e sette locali – ha constatato il presidente Sgarella – Questi contatti quotidiani con le popolazioni locali generarono anche rapporti di tolleranza reciproca/amicizia con personaggi che, in alcuni casi, ci hanno lasciato delle interessanti testimonianze di tali rapporti”.
“La serata, a parte l’aver affrontato l’affascinante storia dei Templari, è stata di spunto per parlare del valore della ricerca storica come chiave di lettura del presente e, soprattutto, di integrazione e di dialogo tra le culture e le religioni – commenta il presidente del Rotary Manzoni, Stefano Artese – Si è parlato anche dell’importanza dell’educazione dei giovani ai valori, missione svolta egregiamente dall’ordine DeMolay”.