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SILEA: “UN NUOVO PIANO INDUSTRIALE ALL’INSEGNA DELLA SOSTENIBILITA”

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“Cambiamento, Sostenibilità e Competenze: su questi tre concetti abbiamo costruito il nuovo Piano Industriale di Silea, che dovrà portarci nel medio periodo a posizionarci come operatore di riferimento regionale nel nuovo contesto dell’economia circolare, migliorando la qualità dei servizi erogati, garantendo l’autonomia impiantistica al territorio e consolidando il nostro ruolo di riferimento per i comuni soci”. Così il presidente di Silea, Domenico Salvadore, spiega il significato del nuovo Piano Industriale 2021-2024, presentato a dicembre all’Assemblea Intercomunale dei Soci e, successivamente, illustrato e condiviso con i Comuni in tutti i circondari della provincia, prima di essere approvato all’unanimità dall’Assemblea stessa nella sua ultima seduta di giovedì scorso.
Un documento corposo e particolarmente articolato, che prende le mosse dal contesto di riferimento che interessa il settore dei rifiuti e dall’analisi dell’attuale situazione aziendale, definendone poi le linee di sviluppo strategico e gli impatti economico-finanziari.
“È la bussola che traccia la rotta verso la quale si intende indirizzare la Società. – continua Salvadore – Un indirizzo che tiene conto di una serie di elementi positivi che caratterizzano la attuale situazione dell’azienda ma, al tempo stesso, si misura con le nuove sfide e individua come affrontarle per crescere e ottenere risultati d’eccellenza, in termini economici, dimensionali, di posizionamento e di qualità dei servizi offerti”.
LA NOTA DI SILEA:
Il punto di partenza: la situazione attuale
Come detto, il punto di partenza da cui si sviluppa il nuovo Piano Industriale è l’attuale situazione, che vede Silea gestire l’intero ciclo dei rifiuti solidi urbani della provincia di Lecco con un modello operativo che prevede prevalentemente una gestione diretta delle attività impiantistiche ed una gestione mista nell’erogazione dei servizi di raccolta rifiuti e di igiene urbana sul territorio. I corrispettivi per il servizio di igiene urbana integrato verso i soci (raccolta e trattamento rifiuti) rappresentano quasi il 70% del fatturato complessivo della società. Significativa la componente legata al riciclo ed al recupero energetico, pari a circa il 17%. Il restante 13% è rappresentato da servizi offerti al mercato.
“In Lombardia siamo tra i primi 3 operatori pubblici in termini di abitanti serviti – illustra il direttore generale, Pietro Antonio D’Alema – e rappresentiamo un ‘unicum’ nel panorama regionale. Siamo il gestore integrato di un intero bacino provinciale e copriamo l’intera filiera del trattamento e recupero dei rifiuti con nostri impianti, garantendo l’autonomia del territorio: possiamo infatti contare su un impianto di compostaggio, da cui a breve saremo in grado di produrre circa 2 milioni di metri cubi di biometano; su un impianto per la selezione spinta per polimero e per colore delle plastiche destinate al riciclo per conto di Corepla; ed infine chiudiamo il ciclo con un impianto di termovalorizzazione da cui produciamo circa 80 milioni di kwh di energia elettrica”.
Dal punto di vista dei bilanci, la società ha sempre registrato risultati positivi, e si caratterizza per una solida struttura finanziaria e patrimoniale.
“A giugno scorso abbiamo voluto misurare la qualità del nostro servizio dal punto di vista dei cittadini con una approfondita indagine di customer satisfaction, – continua D’Alema – ed i risultati sono stati molto positivi, con circa il 97% degli intervistati che si è dichiarato complessivamente soddisfatto, esprimendo una voto medio di 8,1/10. Per quanto riguarda gli aspetti legati al costo del servizio, i nostri Comuni si distinguono per livelli di spesa inferiori alla spesa media regionale, nelle diverse classi dimensionali”.
Le ragioni del cambiamento
Se questa è la situazione attuale, perché cambiare? Il Piano lo evidenzia con grande puntualità: “Ci troviamo – spiega D’Alema – di fronte ad una serie di fattori che ci spingono a dover cambiare e ad innovare il nostro approccio sia strategico sia operativo. Il contesto cambia velocemente, e noi non possiamo farci trovare impreparati a sfruttare nuove opportunità o a fronteggiare nuovi rischi. L’avvio dell’attività di ARERA, l’evoluzione normativa, l’introduzione prospettica della tariffa puntuale nei nostri comuni, il nuovo contesto socio-economico, i movimenti dei grandi gruppi multiutility intorno a noi: sono queste in sintesi le variabili che impatteranno sulla nostra attività e che ci spingono a cambiare. Un cambiamento che si sposa con l’altra parola che ci dovrà guidare nei prossimi anni: la sostenibilità, in chiave ambientale, economica e sociale, che abbiamo declinato nella nostra mission e nell’intero piano strategico”.
Le direzioni del cambiamento e le azioni strategiche.
Il Piano Industriale si caratterizza per tre “pilastri” – Economia circolare, Servizi sul territorio, Industria 4.0 – che si declinano in sei “azioni strategiche”. Le azioni strategiche “di sviluppo”, riguardano il miglioramento dei servizi ambientali attualmente erogati ai soci ed in particolare la raccolta differenziata, lo sviluppo impiantistico ed il pieno controllo delle diverse filiere di rifiuti, la diversificazione dei servizi e l’espansione geografica nel rispetto del modello in-house. Azioni strategiche “abilitanti” sono rappresentate dalla trasformazione digitale dell’azienda, dal ripensamento del modello di interazione con cittadini e stakeholders, dallo sviluppo di partnership e collaborazioni finalizzate all’innovazione ed alla ricerca di sinergie.
Obiettivo: miglioramento servizi e 80% di raccolta differenziata
In tema di miglioramento dei servizi erogati e di incremento della percentuale di raccolta differenziata, l’elemento centrale è rappresentato dal nuovo sistema di misurazione puntuale del rifiuto indifferenziato tramite l’utilizzo di sacchi rossi dotati di RFID associati a ciascuna utenza. “Laddove è stata introdotta la raccolta con misurazione puntuale, abbiamo ottenuto risultati straordinari superando in poche settimane l’85% di raccolta differenziata. – sottolinea Salvadore – La sua estensione a tutto il territorio provinciale ci permetterà di puntare all’obiettivo dell’80% di raccolta differenziata complessiva”.
“In questo filone strategico – evidenzia D’Alema – la tecnologia digitale diventerà una componente essenziale dei servizi: già a partire dal 2021 introdurremo soluzioni di industria 4.0 basate su IoT, sensoristica e app, che ci consentiranno di disporre di una control room per la gestione dei servizi in tempo reale dell’intero territorio, ed interagire più velocemente con l’utenza. Grazie all’elaborazione dei dati operativi rilevati saremo inoltre in grado di disporre di indicatori di performance e statistiche indispensabili per analisi interne e benchmark”.
Sviluppo impiantistico e presidio delle filiere
“Il controllo della filiera «a valle» della raccolta differenziata, in particolare su alcuni rifiuti critici (es. plastica, carta, frazione organica, – afferma ancora D’Alema – è strategico sia per garantirci maggiore flessibilità operativa (in termini di integrazione tra le esigenze dei servizi di raccolta e quelle degli impianti di trattamento), sia per metterci al riparo da fluttuazioni cicliche di mercato, con effetti economici penalizzanti!.
Il piano prevede la realizzazione di un impianto di digestione anaerobica, potenziando la capacità dell’attuale impianto di compostaggio di Annone Brianza, con contestuale produzione di biometano, che si ipotizza di avviare entro la fine del 2022. Nei prossimi mesi verranno inoltre avviati sia il rifacimento dell’impianto di selezione delle plastiche, portandone la capacità produttiva massima sino a 55.000 tonnellate anno e migliorando la qualità e la tipologia dei flussi di materiali in uscita, sia la realizzazione di un nuovo impianto per il recupero energetico dei fanghi di depurazione.
Relativamente al flusso del cartone e della carta, oltre ad un impianto per la cernita e la pressatura del cartone finalizzato a garantire la massima valorizzazione del materiale, si percorrerà la strada di accordi industriali pluriennali con alcune importanti cartiere del territorio.
Accanto agli investimenti previsti per il miglioramento dei centri di raccolta, relativamente alla filiera dei rifiuti ingombranti si prevede la realizzazione di “centri del riuso” in collaborazione con associazioni no-profit operanti sul territorio.

Offrire più servizi ai soci e al mercato; crescere a livello geografico

“La crescita aziendale è un fattore strategico da perseguire per garantire la sostenibilità del progetto anche nel tempo. – spiega D’Alema – Lo sviluppo di Silea avverrà sia per linee interne attraverso le tradizionali modalità di affidamento dei servizi dai soci e dal mercato, sia per linee esterne attraverso percorsi di aggregazione federativa con altre società pubbliche o acquisendo gestioni in-house da nuovi Comuni”.
In particolare, sul fronte della crescita per linee interne esistono spazi di crescita nei tradizionali servizi di gestione dei rifiuti erogati ai soci. L’azienda si propone inoltre di gestire ulteriori tipologie di servizi legati alla cura del territorio ed all’ambiente in senso lato. Nel rispetto dei vincoli imposti dall”in-house”, la crescita del fatturato verso i soci abiliterà parallelamente la possibilità di sviluppo di servizi B2B al mercato. “Lo sviluppo territoriale e le sinergie impiantistiche con altre aziende pubbliche limitrofe – sottolinea Salvadore – dovrà in ogni caso realizzarsi salvaguardando il modello dell’”in-house” e il 100% del controllo pubblico”.
Impatti finanziari
A livello consolidato, il piano prevede un volume di investimenti di circa 32 milioni di euro prevalentemente destinato alla realizzazione dei nuovi impianti, con contestuale potenziamento del personale operativo. Cresceranno l’incidenza dei ricavi Energy, grazie al biometano (dall’attuale 8% al 10%) ed i proventi derivanti dalla valorizzazione dei materiali riciclabili (dal 9% al 12%).
Lo sguardo al 2030
“Il piano industriale – conclude Salvadore – è una tappa intermedia di uno sviluppo di lungo periodo, che vedrà un ripensamento del modello operativo di gestione dei servizi d’igiene urbana, l’offerta di servizi personalizzati e “on demand” sfruttando tecnologie digitali e nuove meccanismi tariffari, la riconversione tecnologica del termovalorizzatore a supporto delle nuove esigenze dell’economia circolare. L’obiettivo sarà arrivare ad un soggetto interamente pubblico, in grado di giocare un ruolo chiave a livello regionale e di massimizzare le economie di scala a beneficio dei soci”.

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