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DPCM 22 MARZO – PER LE ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA SERVE CHIAREZZA

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Lecco, 24 marzo 2020. Il DPCM del 22 marzo che introduce ulteriori misure per il contenimento della diffusione del Coronavirus è stato diffuso in questi giorni e le associazioni di categoria hanno espresso i loro dubbi in merito.
Confindustria Lecco e Sondrio si è espressa con il proprio presidente, Lorenzo Riva: “Al di là del fatto che, dopo l’annuncio nella tarda serata di sabato abbiamo dovuto attendere sino a domenica in fine giornata per indicazioni puntuali ed ufficiali rispetto ai contenuti del documento, cosa che ha creato non pochi problemi organizzativi alle imprese. Vediamo nel documento finale l’intenzione di dare continuità ai settori considerati strategici, con la loro filiera. Un tema importante, quello della filiera, perché le attività industriali sono interconnesse e per garantire la continuità dei settori fondamentali, ad esempio la farmaceutica e l’alimentare, è evidente come sia necessario che tutta la filiera continui a lavorare senza interruzioni”.
“Nella scelta di non interrompere l’attività di alcune aziende, vi è il senso di responsabilità di non fare venire meno il soddisfacimento dei bisogni essenziali e di tutelare quelle attività che sono di interesse nazionale strategico – continua il Presidente Riva- Credo che questo sia nell’interesse di tutti. Ovviamente, deve restare e resta altissima l’attenzione su tutte le misure atte a tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori, che sta a cuore a tutti noi, e il pieno rispetto dei protocolli messi a punto a tal fine”.
“Questo è un momento difficilissimo per il Paese e, nell’immediato, gli obiettivi da raggiungere subito sono quelli di non interrompere la filiera essenziale dei beni che devono arrivare nei supermercati, nei punti vendita alimentari e nelle farmacie, ma anche garantire liquidità al sistema delle imprese – conclude Lorenzo Riva. Dobbiamo però pensare sin da subito alle strategie di sostegno alla nostra economia, già provatissima. Serve un piano di ampia portata con risorse importanti, anche europee, per evitare che le conseguenze della crisi attuale diventino irreversibili”.
CONFARTIGIANATO IMPRESE LECCO
Anche Daniele Riva, presidente Confartigianato Imprese Lecco, ha commentato l’impatto del decreto sule imprese lecchesi.
“Sono ore difficili per gli imprenditori. In seguito all’emanazione prima dell’Ordinanza di Regione Lombardia poi del nuovo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, anziché avere finalmente un quadro chiaro su chi può lavorare e chi no, la situazione si è ulteriormente ingarbugliata. Quello a cui stiamo assistendo è un continuo rimpallo di responsabilità tra Regione e Governo e quel che ne deriva è la totale confusione per chi da ieri sera si chiede cosa fare per rispettare la legge. Ma a quale legge? Obbedire alla Regione o al Governo? E anche all’interno dello stesso provvedimento le virgole sono talmente tante che è difficile avere la certezza di dare la corretta interpretazione. I nostri imprenditori non sono giuristi, non sono esperti di diritto del lavoro. Risultato? Questa mattina la nostra sede di Lecco ha ricevuto 200 telefonate da parte dei nostri associati per chiarimenti relativi alla propria posizione. A queste si aggiungono le email e le telefonate alle delegazioni territoriali. Mi sembrano numeri sufficienti per poter affermare che i due provvedimenti, per alcuni punti in contrasto tra loro, hanno aggiunto caos al caos. Noi continuiamo a fare la nostra parte di supporto alle aziende, ma è il momento di avere anche delle certezze, soprattutto per quanto riguarda la ripartenza ad esempio con lo spostamento delle scadenze fiscali, con finanziamenti agevolati certi e in tempi brevi. A questo proposito ci aspettiamo che anche il mondo bancario si faccia sentire in questo silenzio assordante”.
Continua Riva: “Partiamo da un punto fermo: la nostra Associazione, così come i nostri imprenditori associati, hanno a cuore prima di tutto la salute dei propri collaboratori e delle loro famiglie. In molti, pur avendo tutte le autorizzazioni del caso, hanno preferito ridurre o chiudere da tempo la propria attività, senza aspettare i decreti restrittivi di questo weekend. Aggiungo poi che, nel caso si sia andati avanti a lavorare laddove autorizzati, lo si è fatto in coscienza, nel rispetto delle norme di prevenzione e perché il lavoro c’era. Non conosco imprenditori che scelgono di far andare i propri dipendenti in azienda a fissare il vuoto. E visto la catastrofe economica a cui stiamo andando incontro credo che essere andati avanti a mettere fieno in cascina sia più che comprensibile. Ora siamo pronti a fermarci, ma ci vuole chiarezza, ci vuole un’unica linea guida da seguire, regole certe e non liberamente interpretabili. Altrimenti ci sarà sempre chi trova un appiglio. Infine questo modo di comunicare e agire da parte delle Istituzioni, scarica ancora una volta larga parte del lavoro sulle Associazioni di categoria e sugli imprenditori che già stanno facendo i salti mortali per capire come muoversi nel minato perimetro delle scadenze e dell’accesso agli ammortizzatori sociali, sui quali, ci aspettiamo la massima serietà. Non c’è più tempo, ce lo ripetono tutti. Che la burocrazia per una volta si metta da parte e non affossi definitivamente il nostro sistema economico fatto, lo ricordo, per il 90% da micro, piccole e medie imprese, poco o per nulla strutturate per far fronte a tutto questo”.

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